Ogni 7 giorni un'Idea dal sottoscritto; una brevissima sintesi di un libro che ho appena letto (o che penso sia indispensabile); in più il link ad un articolo che mi è piaciuto.

E la Citazione Finale.

Buona lettura, vs. Francesco Carlà.

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1. Quante volte guardate il prezzo delle vostre azioni? (puntata 112 del 17/04/2021)

Una delle cose più ansiogene che esistano è guardare di continuo i prezzi delle azioni che fanno parte del nostro portafoglio modello.

A parte l'ansia, tormentarsi con le quotazioni dei titoli è prima di tutto inutile e poi perfino dannoso. Perchè? Adesso ve lo racconto ...

Provate ad immaginare che esistesse una Borsa dove fosse quotato il prezzo della casa dove abitate. Andreste più volte al giorno a vedere quanto 'vale' in quel preciso momento? La risposta corale è (ovviamente) NO.

E non lo fareste per almeno due ottime ragioni:

La prima: probabilmente non dovete o non volete vendere.

La seconda: sapete perfettamente che i prezzi oscillano, ma i valori molto meno.

Queste due cose sono altrettanto valide per i nostri investimenti azionari.

Non compriamo titoli di società quotate per rivenderli il giorno dopo o il mese dopo. E nemmeno l'anno dopo. Lo facciamo perchè abbiamo (ottime) ragioni per ritenere che i nostri risparmi possano creare valore, fungendo da capitale per aziende che capiamo e conosciamo, gestite da manager onesti, bravi e dinamici.

(Due dei 4 Filtri del sottoscritto per Investire Bene).

Ecco perchè non ha alcun senso guardare i prezzi dei nostri titoli troppo di frequente (se non per sfruttare buone occasioni che la bipolarità di Mr. Market potrebbe proporci).

Come dice il nostro amico Warren Buffett: "Investite come se la Borsa chiudesse domani e riaprisse fra 5 anni."

E il sottoscritto è molto d'accordo.

Volete conoscere i 4 Filtri di FC per InvestireIntelligente e non siete mai stati Abbonati Premium?

Scrivete subito a: lodovico.carla@finanzaworld.it

C'è una sorpresa speciale che vi attende.

2. Il mio libro della settimana (112)

Golvin & Reddé: Viaggio nel Mediterraneo romano

(LEG Edizioni)

Conoscere la storia di Roma e dell'Impero romano è un passaggio quasi inevitabile della cultura di una persona.

La divulgazione storica sull'Impero ha avuto una forte battuta d'arresto nel nostro Paese dopo il Fascismo. Mussolini aveva fatto del romanismo uno dei cavalli di battaglia del suo regime, con l'esito paradossale (e nefasto) di rendere quasi impronunciabili le nostre radici e il nostro passato.

Leggere questo volume mi ha fatto capire molte cose sul Mediterraneo e sul perchè oggi è più che mai cruciale per l'Italia. Come lo è stato per Roma.

E Draghi lo sa molto bene.

"Mai nella storia il Mediterraneo e le terre che su esso si affacciano si trovarono a costituire un'unità politica, se non sotto l'autorità di Roma, durante i primi quattro secoli dopo Cristo.

Il mare è una fonte di profitti infiniti per colui che sa dominarlo e mettersi in relazione con mondi stranieri: il Mediterraneo era così il centro dell'impero più grande e duraturo dell'Occidente, il collegamento tra Paesi più differenti allora di quanto forse non siano oggi.

Questo libro ci porta in un lungo viaggio tra le sponde di un mare interno che unisce Oriente e Occidente, l'Europa e l'Africa. Alessandria, Rodi, Pozzuoli, Roma, Arles, Cartagine, Leptis Magna: sono tutte le fermate a cui attraccare, esplorando un mondo perduto ma in parte restituito, grazie alle magnifiche illustrazioni realizzate alla luce degli studi archeologici e storico-artistici.

La lettura sarà dunque guidata dalla scia delle migliaia di barche che solcarono costantemente vaste distese d'acqua per il trasporto di grano, olio, vino con cui rifornire le principali città del mondo romano, mentre le flotte militari assicuravano la pace sul Mediterraneo, il mare che consentì ai romani di regnare sul mondo. Mare nostrum, "è il nostro mare", dissero."

3. L'articolo della settimana (112)

Le vendite dei giornali in edicola continuano a scendere. Nell'articolo che state (spero) per leggere scoprirete quanto male vada la carta stampata quotidiana ...

Molto peggio di quanto (probabilmente) possiate immaginare:

"Le vendite dei giornali del mese di gennaio 2021 hanno perso per strada altre 300 mila copie. Il mercato ha perso un 15 per cento: furono vendute 1 milione e 800 mila copie nel gennaio 2020, sono state vendute 1 milione e mezzo di copie nel gennaio 2021. Erano state 1 milione e 970 mila copie nel gennaio 2019, 2 milioni 148 mila nel gennaio 2018. In tre anni se ne sono andate 648 mila copie al giorno. Un terzo.

In termini di soldi, sono 260 milioni di euro di ricavi netti complessivi per tutti gli editori italiani che sono andati in fumo. Ma per i giornali sportivi la situazione è anche peggiore. Grazie al lockdown, la Gazzetta dello Sport, per fare un esempio, ha perso più o meno metà dei ricavi dall’edicola.

Le vendite dell’edizione digitale non compensano le perdite in edicola. Sono pochi gli editori che finora hanno puntato su questo canale. Canale che peraltro non sembra molto gradito. In gennaio 2020 risultavano vendute 343 mila copie digitali. Con varie formule di abbinamento e sconto, forse troppe e non tutte chiarissime. Risultato: nel gennaio 2021 la cifra era scesa a 305 mila ..."

4. La citazione finale (112)

"Quel che conta non è quanto sia probabile un evento, ma quanto si guadagni o si perda quando quell’evento accade."

(Nassim Nicholas Taleb)

A rileggerci il prossimo week end!

Vostro


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